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Presentazione

Presentazione

Nella tarda primavera di tre anni fa, la Commissione Cultura dell’Amministrazione Comunale di Vazzola, integrata da altre persone provenienti dalle più disparate esperienze personali e professionali, ma accomunate da un unico grande interesse per la ricerca storica, si ritrovarono a Palazzo Tiepolo, riuniti dall’Assessore Andrea De Vido. La proposta era di iniziare una ricerca in ambito locale finalizzata ad una mostra che coinvolgesse anche tutta la comunità vazzolese, invitata a collaborare offrendo la possibilità della duplicazione di documenti e fotografie d’epoca conservate privatamente.

In quel primo incontro fu decisa un’azione preventiva di raccolta di tutte le notizie storiche reperibili in archivi e biblioteche della provincia di Treviso, con particolare riferimento a quelle di Vittorio Veneto per quanto riguardava la parte ecclesiastica. Nello stesso tempo iniziò una ricerca in ambito locale focalizzata soprattutto sull’archivio municipale di Palazzo Tiepolo.
Tra le enormi scaffalature contenenti migliaia di faldoni ordinati secondo le “categorie” dell’archiviazione municipale, cercammo i registri più antichi con le deliberazioni di Giunta e del Consiglio Comunale risalenti agli inizi del 1900, negli anni immediatamente antecedenti la Grande Guerra.
Il ritrovamento di un corposo fascicolo intitolato “Monumento ai Caduti” ci fece subito comprendere che l’argomento era interessante per la ricchezza di materiale conservato, seppur alla rinfusa. Dopo aver ordinato cronologicamente i documenti e suddivisi al loro interno per tipologia ed argomento, si evidenziò ancor più l’attenzione per una vicenda che, oltre l’aspetto patriottico, aveva risvolti locali del tutto particolari ed interessantissimi. Tra i manifesti elencanti le liste degli offerenti, i registri delle sedute del comitato pro erigendo monumento ai Caduti, la lotteria di beneficenza, quello che ci colpì di più fu soprattutto la copiosa corrispondenza da Vazzola con lo scultore Bassignani di Fivizzano, allora residente nel Principato di Monaco, autore prima del bozzetto e poi dell’opera intitolata “Siamo passati”.
Unanime fu la decisione di iniziare da questo materiale per sviluppare una ricerca che coinvolgesse tutto il periodo che va dall’invasione nemica del novembre 1917 alla fine della Grande Guerra, con la successiva ricostruzione di Vazzola, Visnà e Tezze, per arrivare all’inaugurazione del monumento ai Caduti nel luglio 1923.
Con i documenti e le fotografie raccolte in Comune di Vazzola, presso l’archivio della Provincia, e grazie alla collaborazione di molti ricercatori e collezionisti privati, fu possibile allestire la “Mostra storico-fotografica dal 1917 al 1923” che si tenne a Palazzo Tiepolo dal 4 al 19 novembre 2006 dal titolo “Siamo passati - Luoghi della memoria a Vazzola, Visnà e Tezze” che risultò suddivisa in due sezioni: la prima parte illustrava la ricostruzione di Vazzola, Visnà e Tezze, la rinascita della vita civile ed amministrativa e terminava con i pannelli riguardanti la famiglia Candiani, incentrati soprattutto sul Sindaco Carlo e sul fratello architetto Luigi. La seconda parte era completamente dedicata alla realizzazione e alla inaugurazione del monumento ai Caduti di Vazzola. Il tutto esposto su circa cinquanta pannelli, dove con pazienza e perizia, tutto il materiale raccolto era stato ordinato secondo una sequenza logica.
Nel pomeriggio della prima domenica successiva all’inaugurazione, la mostra fu visitata da un arzillo vecchietto di Vazzola, Desiderio Tomasin che, all’incaricata dell’apertura, dichiarò di ricordare gli avvenimenti illustrati per averli vissuti di persona, sciogliendo già a quel primo incontro alcuni dubbi su fatti e personaggi che, purtroppo, i documenti in nostro possesso non erano riusciti a chiarire.
Nei mesi successivi, quando veniva sempre più concretizzandosi l’aspettativa di raccogliere in un volume il nostro lavoro di ricerca, alcuni vazzolesi ultranovantenni quali lo stesso Desiderio Tomasin, Guido Contini, Teresa Toffoli Vettorello, Battista Gava e la più giovane Ines Da Dalto, per quanto riguarda la storia della famiglia Nardi, splendidi esempi di memoria vivente, coi loro ricordi integrarono la parte documentale in un magnifico connubio tra vita vissuta, cronaca giornalistica del tempo e documenti scritti.
Questo libro si arricchisce di una terza parte, collocata però all’inizio per ovvie ragioni cronologiche. Vazzola ha avuto la fortuna di veder narrate le vicende dell’invasione da alcuni protagonisti del tempo che, con perizia e precisione, hanno lasciato ai posteri delle testimonianze epiche e commoventi di sacerdoti, di soldati e di donne che hanno vissuto un’esperienza terribile, quasi inenarrabile perché le parole si dimostrano insufficienti a raccontare tanto patire e soffrire per la popolazione vessata in tutte le maniere.
Si tratta di cinque testimonianze importantissime da diversi punti di vista: sono quelle di due sacerdoti, don Giovanni Dal Poz, parroco di Cimadolmo, don Amerigo Garbuio, parroco di San Michele di Piave, entrambi ospiti nei primi mesi dell’invasione in canonica a Vazzola, due ragazze, Maria Nardi di Vazzola ed Elisa Fagnol di Visnà ed infine un soldato inglese, Ernest C. Crosse, della 7° Divisione Britannica.
Il nostro è stato un lavoro di sintesi tra cinque diverse testimonianze. Prima di presentare i protagonisti dobbiamo accennare ai questionari, molto brevi e sintetici, che i parroci di Vazzola, Visnà e Tezze compilarono nei primi mesi del 1919 sulle medesime undici domande che furono loro sottoposte dalla Curia cenedese, al fine di documentare presso l’archivio diocesano, una breve relazione sullo stato della chiesa, della canonica, del campanile, delle campane, dell’archivio parrocchiale, degli arredi e dei paramenti sacri. Vi sono inoltre note interessanti sulla popolazione e sulle violenze subite.
Tuttavia, solo quello del parroco di Vazzola, per estensione e ricchezza di particolari, assume un indubbio valore storico, come avremo modo di vedere più avanti. La relazione sulla parrocchia di Tezze è redatta da un parroco che era fuggito al momento dell’invasione e quindi, nella sua brevità, denota la mancanza di conoscenza diretta dei fatti. Il parroco di Visnà invece morì di crepacuore, nel momento della liberazione, per il crollo del campanile e la distruzione della chiesa. La relazione fu stesa dal parroco di Cimadolmo che provvisoriamente era stato incaricato di risiedere a Visnà, in attesa di poter ritornare nella sua parrocchia.