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Altri Palazzi e luoghi di interesse artistico

La bellissima Villa Righetti fu costruita nella prima metà del 1500 dai conti Genoa, ricchissimi patrizi veneziani. Essa rappresenta un magnifico esemplare di villa veneta, con soffitti a travi lignee squadrate e fitte, coperte verso la fine del 1800 da intonaci riccamente decorati dal pittore opitergino Antonio Vizzotto. Oltre al nucleo centrale dell’edificio, la famiglia Genoa fece edificare le adiacenze della villa e la chiesetta, demolita nel 1982 a seguito di numerosi saccheggi subiti nel corso del secolo. Nel 1790 la villa fu acquistata dalla famiglia veronese Righetti, la quale fece apporre il proprio stemma sulla parete nord della villa ancor oggi visibile. Un curioso episodio lega Villa Righetti alla figura di Napoleone Bonaparte. È risaputo che quando Napoleone transitò per il Veneto, diretto in Russia, dovendosi approvvigionare per tale campagna, chiese prestiti ad alcuni facoltosi signori veneti. Accadde così che Sante Righetti, proprietario della Villa, elargì un prestito in oro all’imperatore francese e questi gli conferì il titolo di Conte. Si tramanda inoltre che Napoleone in persona sia stato ospite della Villa dove pernottò per alcuni giorni.

Anticamente di proprietà della famiglia Ghetta, la maestosa villa che si affaccia su Piazza Vittorio Emanuele appartiene oggi alla famiglia Berna. Costruita sul modello del tradizionale palazzo veneto, Villa Berna presenta la facciata con poggioli a trifora e monofora seicenteschi, il frontone con cornice dentellata e un foro centrale sormontati da tre pigne. Si conservano tutt’ora sul marciapiede, dinanzi la facciata, quattro imponenti pili barocchi.

Villa Maternini, un tempo Villa Brisotto, risale al XVII° secolo ed è un significativo esempio di villa veneta con i caratteristici soffitti a travature lignee e con le pareti riccamente affrescate e ornate da preziosi giochi di stucchi. La struttura è suddivisa in tre piani costruiti e decorati con precisa simmetria dei componenti e delle aperture sulla facciata. Recenti interventi di restauro hanno portato Villa Maternini all’antico splendore, insieme alla barchessa e all’adiacente castelletto, un tempo deposito per le carrozze, edificio di notevole pregio artistico.

Villa Rossi De Rubeis sorse nella seconda metà del 1600 ed è collocata nella parte sinistra di Borgo Malanotte, verso ovest. La villa appartenne originariamente alla famiglia Malanotti, che ne promosse la costruzione, fino al 1898, anno in cui passò nelle mani della famiglia Zacchi di Pordenone. Dal 1977 è di proprietà della famiglia Rossi de Rubeis.

Si ignora chi fosse l’architetto costruttore della villa ma il complesso edilizio segue i criteri stilistici tipici delle altre ville venete sparse nel territorio trevigiano. La costruzione è composta di tre piani, con il corpo centrale sormontato da un timpano che sostiene tre pinnacoli ai suoi vertici; sotto il timpano è collocato lo stemma in pietra della famiglia Malanotte, costituito da un orso levato e appoggiato ad un albero. La facciata appare slanciata ed elegante grazie alla presenza delle trifore al secondo e terzo piano, impreziosite da due ricchi poggioli. Il corpo centrale si ramifica in due ali laterali simmetriche, dotate di finestre rettangolari. Nell’ala di sinistra, al piano terra, si trova l’ampia sala della musica, decorata con stucchi settecenteschi e scene di caccia eseguite sopra le finestre delle due pareti frontali. La parete di destra presenta una trifora con un ristretto spazio per i musici: è un tipico palchetto che veniva adottato nelle sale adibite agli intrattenimenti musicali e poetici.

Al limite ovest del giardino si può ammirare l’Oratorio di S. Giovanni Battista, realizzato nel 1691 per volere di Giovan Battista Malanotti.

Il sistema a “Bellussera”, o a raggi, è un antichissimo sistema di coltivazione della vite diffuso principalmente in Veneto e perfezionato dai fratelli Girolamo e Antonio Bellussi di Tezze di Piave fra il 1883 ed il 1885 per contrastare il flagello della peronospera. Questo sistema prevede un sesto di impianto ampio dove pali di legno o cemento di circa quattro metri di altezza (originariamente alberi di gelso ai quali la vite era maritata) sono tra loro collegati da fili di ferro disposti a raggi. Ogni palo sostiene quattro viti, alzate a circa 2,5 metri da terra, da ciascuna delle quali si formano dei cordoni permanenti che sono fatti sviluppare inclinati verso l’alto e in diagonale rispetto all’interfilare, formando una raggiera. Nel territorio vazzolese è possibile ammirare ancor oggi numerosi esempi di vigneti a Bellussera. Inoltre, in via Prati, a Tezze di Piave, si conserva un secolare vitigno coltivato secondo l’antico sistema ideato dai fratelli Bellussi.

Nel dicembre 1922 il Ministero della Pubblica Istruzione invitò tutte le scolaresche d’Italia a realizzare in ogni città o paese un Viale della Rimembranza. Per ogni cittadino del Comune di Vazzola caduto nella Grande Guerra si piantò un albero munito di targhetta indicante il nome, in memoria del suo glorioso sacrificio per la patria. L’amministrazione comunale scelse di collocare le piante lungo i viali d’accesso di ogni cimitero. Furono messi a dimora 130 castagni: il Viale di Visnà ha subito diverse modifiche e non rispecchia il numero originale delle piante, mentre quello di Tezze conserva la sua struttura originaria. L’attuale Viale della Rimembranza di Vazzola non è fedele a quello primitivo, il cui tracciato era collocato in posizione perpendicolare a quello odierno e terminava con una lapide marmorea ancora conservata nella sua prima ubicazione. Così recita: “Non lacrime chiedono i morti ma qui chiamano i viventi a imparare come si ami la patria. 29 Aprile 1923”